Minibond: alla portata di tanti grazie al basket…

22 Marzo 2024

La riduzione della dipendenza delle PMI italiane dal credito bancario è ormai un fattore chiave per la loro competitività, e passa necessariamente dal ricorso alle varie soluzioni alternative che si sono affacciate nel sistema finanziario negli ultimi anni. Tra queste vi sono i “minibond”: titoli di debito emessi dalle imprese sul mercato mobiliare e sottoscritti da investitori qualificati/professionali che, a fronte della raccolta di capitale, offrono una remunerazione contrattualmente stabilita attraverso il pagamento di cedole ad un determinato tasso di interesse.


Come funzionano i minibond?

Si tratta di uno strumento particolarmente adatto a supportare i piani di sviluppo aziendali a medio-lungo termine, che porta con sé alcuni indubbi vantaggi:

  • Non compaiono nella Centrale Rischi di Banca d’Italia e, quindi, non intaccano la share of wallet sulle singole banche (cioè, il rapporto tra accordato/utilizzato banca e accordato/utilizzato di sistema);
  • La valutazione del merito creditizio è basata non solo su dati storici, ma soprattutto su quelli prospettici (business plan);
  • Evoluzione della propria cultura finanziaria indotta dall’apertura al mercato dei capitali;
  • “Visibilità” verso finanziatori non bancari.


Lo sviluppo dei “minibond” ha incontrato fino ad oggi un ostacolo nei costi fissi di accesso allo strumento (consulenze dei professionisti, strutturazione, collocamento), che disincentivano il ricorso da parte di piccole imprese o impongono un importo elevato della singola emissione per ridurre l’incidenza dei costi stessi.

Questi ostacoli sono in via di progressivo superamento, grazie ai cd. “Basket Bond”: si tratta di emissioni di minibond raggruppati in portafoglio, solitamente sottoscritti da una società veicolo (“Special Purpose Vehicle” o “SPV”), che consentono di “spalmare” i costi fissi su una pluralità di emissioni e di abbassare la soglia di importo del singolo bond.

Diversi sono i soggetti promotori di questo strumento: oltre alle banche, nell’esperienza italiana, ci sono Cassa Depositi E Prestiti (CdP) e le Regioni (attraverso le loro finanziarie regionali). Queste ultime, in particolare, le inseriscono nell’ambito dei programmi di sostegno alle imprese del territorio cofinanziati dall’Unione Europea, come ad es. il programma FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale).

Campania, Puglia, Lazio, Emilia-Romagna sono alcune delle Regioni Italiane che hanno già effettuato simili operazioni.

Per l’accesso al basket bond è opportuno avvalersi della consulenza di advisors specializzati, in grado di supportare l’impresa in tutte le fasi del processo: dalla verifica dei requisiti di accesso, alla preparazione della documentazione (soprattutto business plan), all’individuazione e gestione di eventuali garanzie (ad es. Fondo Centrale di Garanzia), fino all’eventuale mantenimento dei requisiti lungo tutta la durata dell’operazione.


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