Dal 4.0/5.0 alla maxi‑deduzione 2026: stabilità e regole semplici per la doppia transizione

16 Dicembre 2025

Introduzione

Il 2025 è stato un anno segnato da stagnazione e incertezza, aggravato dalla chiusura anticipata di Transizione 4.0 e 5.0 per esaurimento delle risorse e da una comunicazione frammentata su tempi, requisiti e coperture. Questo ha generato rinegoziazioni, rinvii e investimenti congelati, con ordini ridotti in settori chiave (macchine utensili, meccanica e automazione). Emblematico quanto successo con la Transizione 5.0, andata in tilt a causa di prenotazioni inizialmente molto inferiori alla dotazione iniziale di 6,3 mld di euro, poi ridotta a 2,5 mld, mentre le prenotazioni esplodevano arrivando fino a 4,8 mld, cifra di gran lunga superiore alla nuova dotazione (nel frattempo incrementata a 2,75 mld), ma con progetti al momento completati ancora molto bassi (1,2 mld) a ridosso della scadenza del 31.12.2025. Tale situazione ha costretto le imprese a ripiegare su Transizione 4.0, a sua volta rapidamente esaurito, generando disorientamento e perdita di fiducia. Il divario tra risorse prenotate e spese evidenzia come molte prenotazioni potrebbero non trasformarsi in spesa effettiva, pertanto, un quadro chiaro e definitivo sulle risorse effettivamente allocate arriverà solo il 28 febbraio, termine ultimo per l’invio della comunicazione di completamento dei progetti 5.0.

In questo contesto, negli ultimi giorni è stato annunciato un significativo emendamento governativo al DDL di Bilancio 2026. In particolare, tramite 1,7-1,8 miliardi di risorse aggiuntive, è prevista la possibilità di finanziare la lista d’attesa delle imprese che hanno presentato istanza per l’accesso a Transizione 5.0. 


La nuova maggiorazione dell’ammortamento per gli investimenti 2026 in beni strumentali 

Dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore una maggiorazione del costo fiscalmente ammortizzabile (iperammortamento) su beni strumentali 4.0 (Allegati A e B) e su impianti per autoproduzione di energia da FER destinata ad autoconsumo e stoccaggio. La misura è nazionale e punta a essere immediatamente operativa, con meno vincoli amministrativi rispetto al 5.0 (DNSH non applicabile). Il Governo valuta la possibilità di rendere la misura pluriennale o almeno di estendere la finestra di consegna fino a settembre 2027, oltre a un aggiornamento degli Allegati (soprattutto il B) per includere tecnologie oggi decisive (Ai, simulazioni avanzate, piattaforme Esg, Rpa, ecc.).


Cosa serve ora per svoltare nel 2026 e rilanciare gli investimenti digitali e green

  1. CONTINUITA’ OPERATIVA E STABILITA’: occorre garantire continuità per le imprese con investimenti avviati sotto i precedenti regimi, ma non completati entro fine 2025. In tale prospettiva, appare fondamentale che, ai fini della nuova misura per gli investimenti effettuati nel 2026, valga la data di consegna o spedizione (art. 109 TUIR) e non la data dell’ordine o del primo impegno giuridicamente vincolante. Pertanto, i beni spediti o consegnati nel 2026 mantengono pieno diritto alla maxi-deduzione anche se ordinati nel 2025. Inoltre, resta di fondamentale importanza che la nuova misura abbia un orizzonte temporale almeno triennale per consentire alle imprese di elaborare piani di investimento stabili nel medio termine.
  2. REGOLE SEMPLICI E CERTE: avere un’unica misura anziché due è già un buon inizio, ma non basta, da un lato serve semplificare le procedure di prenotazione/monitoraggio con piattaforme pronte e facili da usare, dall’altro occorre eliminare l’incertezza interpretativa e operativa che ha caratterizzato i precedenti regimi attraverso chiarimenti tempestivi.
  3. ALLEGATI TECNOLOGICI AGGIORNATI: gli attuali Allegati A e B risalgono al 2016, nel frattempo le tecnologie si sono evolute moltissimo, soprattutto per quanto concerne quelle digitali riconducibili all’allegato B; inoltre, sono aumentati moltissimo anche i rischi legati alla protezione dei dati e dei sistemi informatici aziendali. Risulta quindi essenziale allineare gli attuali Allegati, con particolare riferimento all’Allegato B, all’attuale scenario, al fine di sostenere investimenti in grado di incrementare in modo significativo la produttività e la sicurezza delle nostre imprese.
  4. MISURA NAZIONALE SENZA DNSH: il vincolo del DNSH ha penalizzato alcuni settori energivori (siderurgico, ceramico, ecc.) nell’accesso agli incentivi di Transizione 5.0. La nuova misura, essendo nazionale, rimuove tale ostacolo, ma deve preservare coerenza con gli obiettivi della twin transition, attraverso evidenze semplici di efficienza energetica e interconnessione.


Conclusioni

Occorre voltare pagina rispetto alla gestione recente dei piani 4.0 e 5.0, serve seguire una rotta stabile, con regole semplici, allegati aggiornati e certezza interpretativa. Solo così la maxi‑deduzione 2026 può ridare fiducia, sostenere gli investimenti della twin transition digitale e green e aumentare la produttività del sistema industriale italiano.

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