La Manovra 2025 riscrive Transizione 5.0 mentre il DL Fiscale rifinanzia Transizione 4.0

28 Novembre 2024

Per il biennio 2024-2025, le imprese hanno attualmente a disposizione 12,7 miliardi di euro dedicati alla trasformazione digitale ed energetica.


Il Piano Transizione 4.0, nell’ambito della strategia finalizzata a sostenere la digitalizzazione delle imprese, consta di

  • 6,4 miliardi di euro di risorse nazionali;
  • Transizione 5.0 incentiva, invece, le “transizioni gemelle”, ossia digitale e green, con una dotazione finanziaria complessiva PNRR pari a 6,3 miliardi di euro, di cui 3,78 miliardi per gli investimenti 4.0;
  • 1,89 miliardi per gli investimenti in beni per l’autoproduzione di energia da fonti energetiche rinnovabili destinata all’autoconsumo;
  • 630 milioni per la formazione 5.0.


Si profilano ora ulteriori scenari su entrambi i fronti, a maggior beneficio delle imprese.


Transizione 5.0: il nuovo disegno

Ad ottobre, Transizione 5.0 risultava aver impiegato solo l’1,6% delle risorse PNRR, pari a 6,3 miliardi di euro per il biennio 2024-2025, da spendere e rendicontare entro metà 2026. Dopo tre mesi di piena operatività della misura, infatti, sono stati prenotati crediti d’imposta per 99 milioni

A novembre, risultano 130 milioni i crediti d’imposta prenotati; si tratta di un importo ancora molto lontano dalle aspettative, imputabile ai ritardi di attuazione ed alla complessità che la misura reca, anche a causa delle condizionalità e dei vincoli derivanti dal PNRR e dalla contrattazione con la Commissione europea.


La tentennante efficacia del Piano, unitamente al rischio di non raggiungere le milestones ed i target previsti dal PNRR, ha indotto il governo ad architettare una significativa revisione.

Il 20 novembre il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha risposto ad un question time alla Camera fornendo importanti anticipazioni su Transizione 5.0, unitamente alla rassicurazione sulla progressiva accelerazione dell’agevolazione. “Dopo le nostre FAQ”, ha illustrato Urso, “si è accelerato l’utilizzo del Piano e oggi nel complesso vi hanno fatto richiesta 413 imprese e altre 314 hanno avviato la fase di prenotazione”. 


Secondo Urso, si attendono risposte della Commissione europea ad inizio 2025: procede, infatti, il dialogo serrato con Bruxelles per ammorbidire le rigide condizionalità di Transizione 5.0. Urso ha dichiarato l’intento di intervenire sull’aumento delle aliquote e sulla semplificazione del calcolo dell’efficientamento energetico, auspicando di poterlo fare già nell’iter di conversione al Decreto Fiscale (DL 155/2024), che dovrà intervenire entro il 18 dicembre p.v.

Nelle ultime ore è giunta, tuttavia, la notizia che il Ministero sta lavorando ad introdurre un restyling organico del Piano nell’ambito della Legge di Bilancio 2025 di prossima approvazione, non essendovi i tempi tecnici necessari per operare già nell’ambito della conversione del Decreto Fiscale con un corpus normativo organico, che necessita del coordinamento con la Commissione europea e la Ragioneria dello Stato.


Qui di seguito si riepilogano le proposte emendative, con valenza retroattiva a partire dal 1° gennaio 2024, che sono state ipotizzate nelle ultime settimane, sia nell’ambito dell’iter di conversione del Decreto fiscale (per quanto ad oggi stralciate, in previsione di un potenziale revival in finanziaria) sia direttamente nell’ambito del disegno di Legge di Bilancio 2025.


Aumento delle aliquote fino al 60% ed ampliamento del primo scaglione

Se attualmente si contano 9 aliquote, che coniugano 3 scaglioni di investimento e 3 classi di efficientamento energetico, sino ad un’intensità massima del 45% del costo sostenuto, è stato proposto di ricondurre l’incentivo a 6 aliquote, che combinano 2 soli scaglioni e 3 classi di efficientamento energetico, sino ad un beneficio massimo del 60% del costo sostenuto. Al contempo, si ventila un innalzamento da 2,5 a 10 milioni per il primo scaglione, ossia quello maggiormente premiante, così che risulti possibile ottenere il credito d’imposta più elevato per 7,5 milioni di investimenti in più, per ogni anno di completamento del progetto di innovazione, su un massimo di 50 milioni.



Di fatto, si registrerebbe un incentivo pari:

  • al 15% dei costi in più sull’attuale primo scaglione di investimenti sino a 2,5 milioni (in relazione alle 3 classi di efficientamento energetico, si passa rispettivamente dal 35% al 50%, dal 40% al 55%, dal 45% al 60%),
  • al 35% dei costi in più sull’attuale secondo scaglione da 2,5 a 10 milioni (dal 15% al 50%, dal 20% al 55%, dal 25% al 60%),
  • al 10% dei costi in più sull’ultimo scaglione da 10 a 50 milioni (da 5% a 15%, da 10% a 20%, da 15% a 25%).


Fotovoltaico: agevolazioni fino al 90%

Nelle proposte, si intensificano anche le maggiorazioni da applicare agli impianti fotovoltaici agevolabili, che potrebbero essere incentivati sino al 90% contro il 63% attuale. Si propone di maggiorare la base di calcolo del credito d’imposta:

  • al 130% per i moduli fotovoltaici made in UE con un'efficienza a livello di modulo almeno pari al 21,5%, che attualmente non godono di alcuna maggiorazione;
  • al 140% (attualmente al 120%) per i moduli fotovoltaici con celle, entrambi prodotti in UE, con un'efficienza a livello di cella almeno pari al 23,5%;
  • al 150% (attualmente al 140%) per i moduli prodotti in UE composti da celle bifacciali ad eterogiunzione di silicio o tandem prodotte in UE con un'efficienza di cella almeno pari al 24%.


Cumulo con il Credito d’Imposta ZES UNICA e ZLS

Si propone, altresì, di far decadere il divieto di cumulo tra Transizione 5.0 ed il Credito d’imposta ZES UNICA e con il Credito d’imposta ZLS previsto dalla norma primaria.


Cumulo con agevolazioni finanziate con risorse comunitarie

Si è ipotizzato di eliminare, finalmente, l’insidioso divieto di cumulo con gli altri incentivi finanziati da risorse comunitarie, che crea non solo una penalizzazione di Transizione 5.0 rispetto ad altri incentivi PNRR, ma anche difficoltà operative da parte delle imprese chiamate all’arduo compito di rintracciare la fonte di finanziamento di ogni incentivo di cui viene in considerazione il cumulo.


Proroga dei termini per il completamento del progetto

Si è ventilata un’estensione dei termini di quattro mesi per l’ultimazione degli investimenti, da dicembre 2025 ad aprile 2026. Per le imprese, disporre di più tempo è senz’altro opportuno visti i ritardi nell’attuazione del Piano: nell’ambito di una finestra temporale di agevolabilità di 24 mesi, ben 8 mesi sono trascorsi in attesa della disciplina attuativa.


Agevolazione automatica per beni già completamente ammortizzati da 2 anni

Il calcolo dei risparmi energetici è notoriamente complesso, se non talora arduo. Tra le ipotesi emerse vi è quella di evitare il calcolo dell’efficientamento energetico in caso di sostituzione di cespiti (beni materiali previsti dall’allegato A) il cui ammortamento è concluso da oltre 24 mesi. Occorrerà comprendere, nel caso, gli effetti di eventuali rivalutazioni.

Ad ogni buon conto, considerando un ammortamento tipicamente quinquennale, si semplifica l’agevolazione di tutti i macchinari aventi oltre sette anni di vita, per cui non verrebbero richieste analisi energetiche volte a determinare un minor consumo di energia, con attivazione diretta del credito di imposta minimo, previsto passare dal 30 al 50%.


Interscambio con Transizione 4.0

Secondo talune fonti, il Governo sta lavorando, altresì, alla possibilità di recuperare investimenti già avviati al Piano Transizione 4.0 per ricondurli – ove ne sussistano le condizioni – nell’alveo del Piano Transizione 5.0.


Beneficio per le ESCO

Tra i correttivi ipotizzati, vi è anche la possibilità per le Esco di ottenere il credito d’imposta con riferimento ai progetti di innovazione effettuati presso i clienti.

Non resta che attendere gli sviluppi nella prossima Manovra finanziaria, fiduciosi in un incentivo retroattivamente più efficace. Si tratta, peraltro, del più avanzato Piano europeo che coniuga innovazione, nella duplice veste digitale che green, congiuntamente alla formazione.


Transizione 4.0: il rifinanziamento

Al 30 settembre, Transizione 4.0 aveva ridotto il gettito, tramite compensazioni, per 2,6 miliardi in più rispetto alle cifre previste. All'esito del monitoraggio effettuato, è conseguita la proposta di rifinanziamento di 4,66 miliardi per il Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0, nell’ambito di un emendamento riformulato del governo alla legge di conversione al Decreto fiscale.


Transizione 4.0 rimane un incentivo fortemente attrattivo per le imprese, stante la maggior semplicità di accesso rispetto a Transizione 5.0, con cui condivide il carattere di generalità (tutte le imprese possono fruirne) ed automaticità (stante l’assenza di una istruttoria di merito).


A parere di chi scrive, la disciplina meriterebbe una proroga, stante l’imminente scadenza, prevista per il 2025, ovvero primo semestre 2026 in caso di ordine e acconto di almeno il 20% nel 2025.


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