Finanza sostenibile: credito green in crescita, ma ancora marginale

2 Ottobre 2025

Negli ultimi mesi abbiamo già approfondito come la sostenibilità sia divenuta un driver imprescindibile nelle strategie di allocazione del credito.

Il sistema bancario, sollecitato dalla tassonomia UE e dalla normativa europea in materia ESG (Environmental, Social, Governance), è oggi chiamato a orientare i flussi finanziari verso progetti che contribuiscano alla transizione ecologica e alla responsabilità sociale. Ma a livello concreto, come si stanno comportando?


Stato dell’arte

Secondo l’analisi condotta da RSM (2025) su un campione di 16 istituti che rappresentano circa il 76% del sistema bancario italiano, il Green Asset Ratio (GAR) medio si attesta al 2,14% degli attivi totali. Le differenze dimensionali sono significative:

  • i principali gruppi bancari (Intesa Sanpaolo e UniCredit) raggiungono in media il 2,56%;
  • gli istituti “significant others” si fermano all’1,45%;
  • le banche meno significative presentano valori inferiori allo 0,8%.


Una dinamica confermata anche da Truezero, che colloca il GAR medio nazionale attorno al 2%.

La Banca d’Italia, nelle proprie Note di Stabilità del 2025, sottolinea inoltre le difficoltà operative incontrate dagli istituti nella misurazione del GAR, dovute in particolare alla carenza di dati ESG affidabili forniti dalle controparti corporate.


Le criticità

Dietro ai numeri, ancora modesti, si nasconde una questione cruciale: il dialogo tra banche e imprese.

Gli istituti devono garantire trasparenza e rigore metodologico per evitare rischi di greenwashing, mentre molte imprese faticano a fornire dati e documentazione coerenti con gli standard ESG.

Il risultato è che progetti anche meritevoli rischiano di non essere riconosciuti come “green” e quindi di non accedere al credito. Ne deriva una distanza che rallenta i processi e limita l’impatto positivo della finanza sostenibile.


Il ruolo della Garanzia Green

In tale scenario, strumenti come la Garanzia Growth – Modulo Green di SACE assumono una funzione centrale. Essi consentono agli istituti di mitigare il rischio creditizio, favorendo al contempo un incremento della quota di investimenti allineati ai criteri ESG.


Nello specifico, Il Modulo Green si rivolge a tutte le imprese italiane che intendono finanziare progetti a elevato impatto ambientale e sostenibile, con particolare riferimento a iniziative finalizzate a:

  • favorire la transizione verso un’economia pulita e circolare;
  • promuovere lo sviluppo della mobilità sostenibile;
  • sostenere interventi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.


La nostra soluzione

Per supportare gli istituti di credito nella gestione di questa complessità, la nostra Service Line Corporate Finance ha sviluppato un servizio dedicato di prefattibilità e valutazione green.


La soluzione prevede:

  • un’analisi preliminare di conformità ESG del progetto di investimento dell’azienda;
  • la verifica normativa rispetto alla tassonomia UE e alla Garanzia Green di SACE;
  • la predisposizione di reportistica completa a supporto dei processi deliberativi;
  • supporto continuo per ottimizzare la conformità degli investimenti.


Grazie a questo approccio, le banche possono beneficiare di iter decisionali più rapidi, maggiore trasparenza e un miglior posizionamento in termini di sostenibilità.

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Conclusioni

Oggi il credito green in Italia rappresenta una quota ancora marginale – circa il 2% degli attivi bancari – ma in progressiva crescita. La capacità degli istituti di dotarsi di strumenti di valutazione affidabili e conformi sarà decisiva per trasformare la sostenibilità da mero obbligo regolamentare a leva competitiva e di innovazione finanziaria.

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