Dalla Transizione 5.0 opportunità per la crescita delle imprese manifatturiere
Al netto delle incertezze legate alle tensioni geopolitiche, che potrebbero influenzare negativamente il trend di crescita, le prospettive per il settore manifatturiero italiano nel 2024 e 2025 sembrano promettenti.
Secondo il recente Rapporto Analisi dei Settori Industriali presentato da Prometeia e Intesa Sanpaolo, i settori che cresceranno maggiormente saranno Elettronica (+3,4% medio annuo il fatturato deflazionato), Elettrotecnica (+2%) e Meccanica (+1,5%). Positiva anche la previsione per Autoveicoli e moto, che sono attesi crescere a un ritmo medio annuo dell’1,4% nel prossimo biennio. Il Rapporto evidenzia come i settori legati alla transizione digitale ed energetica saranno quelli con un trend di crescita maggiore nel 2024-2025.
In tale scenario, l’auspicio è quello che l’emanazione del provvedimento che istituirà a breve il Piano Transizione 5.0 possa incrementare le attuali stime di crescita della manifattura italiana nel prossimo biennio. A ben vedere, converrebbe però che tutte le nostre imprese (non solo quelle manifatturiere) calibrassero i propri piani d’investimento 2024-2025 alla luce delle opportunità offerte dal combinato disposto di ambedue i Piani nazionali Transizione 4.0 e 5.0, in quanto, gli investimenti del prossimo biennio potranno essere collocati sull’uno o sull’altro Piano in funzione di taluni requisiti che occorre attentamente considerare per massimizzare il proprio risparmio fiscale.
In effetti, i medesimi beni tecnologici materiali e immateriali agevolati dal Piano Transizione 4.0, rispettivamente fino al 20% e al 15% (10% nel 2025), possono arrivare a godere di aliquote raddoppiate, fino al 40%, se combinati e utilizzati in modo tale da poter essere collocati sul Piano Transizione 5.0.
In particolare, il Piano Transizione 5.0 prevede due distinti meccanismi agevolativi, il primo volto ad agevolare gli investimenti che concorrono al conseguimento di un risparmio energetico almeno del 3% a livello di unità produttiva. Il secondo è invece dedicato all’efficientamento energetico di uno specifico processo aziendale, ad esempio lo stampaggio o l’assemblaggio. In tale circostanza, occorre dimostrare un risparmio di energia nel processo target oggetto d’investimento pari almeno al 5%.
In entrambi i casi la diminuzione dei consumi dovrebbe essere calcolata rispetto alla base dei consumi energetici registrati nell’esercizio precedente a quello di effettuazione degli investimenti a volumi produttivi costanti e al netto delle variabili esterne che possono influire sul consumo energetico (tipologia di materie prime o semilavorati disponibili, condizioni climatiche, manutenzione degli impianti, ecc.).
In tale prospettiva, sarebbe auspicabile che, mediante un’analisi controfattuale asseverata ex ante da un perito qualificato tra quelli individuati dal Ministro delle imprese e del made in Italy, il provvedimento in uscita prevedesse la possibilità di premiare i risparmi energetici anche con riguardo ad investimenti iniziali per la creazione di un nuovo stabilimento o l'ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente.
In aggiunta ai beni tecnologici 4.0 materiali e immateriali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa compresi negli allegati A e B alla legge 11 dicembre 2016, n. 232 che concorrono al conseguimento dei risparmi energetici in base ai due meccanismi sopra descritti, il Piano Transizione 5.0 contempla anche ulteriori due tipologie di spese agevolabili:
- gli investimenti in nuovi beni strumentali finalizzati all’autoproduzione e all’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, ad eccezione delle biomasse;
- le spese per la formazione del personale dipendente per l’acquisizione delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi, nel limite del 10% dell’investimento complessivo e in ogni caso sino al massimo di 300 mila euro.
In ultima analisi, le imprese che affronteranno la duplice transizione digitale ed energetica secondo i dettami del Piano Transizione 5.0 dovranno riuscire a monitorare i propri consumi energetici per efficientare i processi produttivi e misurare i risparmi conseguiti grazie all’utilizzo delle tecnologie digitali. Il successo di un Progetto 5.0 risiede in sostanza nella capacità dell’impresa di misurare i propri consumi e comprovare l’efficienza energetica ottenuta.
In tale delineata prospettiva il nuovo Piano Transizione 5.0 incentiverà anche l’acquisizione di software, sistemi, piattaforme e applicazioni per la raccolta, l’elaborazione dei dati di consumo e la definizione del profilo energetico di un processo o di uno stabilimento; tali soluzioni diverranno fondamentali per comprovare il mantenimento nel tempo dell’efficienza energetica raggiunta dall’impresa. D’altronde, una transizione energetica compiuta non può prescindere dal mantenimento nel tempo dei più elevati livelli di efficienza energetica raggiunti, così come gli incrementi di produttività ottenuti grazie alla Transizione digitale 4.0 non possono prescindere dal mantenimento nel tempo dell’interconnessione dei beni 4.0 con il sistema informativo aziendale.
In conclusione, è plausibile ipotizzare che soluzioni di Energy Dashboarding e similari diverranno sempre più importanti per garantire il mantenimento nel tempo dell’efficienza energetica raggiunta e dei benefici fiscali ottenuti nell’ambito del Piano Transizione 5.0.
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