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Bonus da tutelare per far crescere gli investimenti in R&S
Minacce all’orizzonte
La crescita della spesa in R&S delle nostre imprese nel 2023 è messa a rischio principalmente a causa dei seguenti fattori:
- il quadro macroeconomico internazionale (crisi energetica e rialzo dei tassi d’interesse) può incidere negativamente sugli investimenti delle imprese, compresi quelli in R&S;
- si registra un calo di fiducia delle imprese a causa del modo in cui è stato gestito finora il credito d’imposta R&S 2015-2019 e di come stanno procedendo le relative attività di accertamento;
- Il depotenziamento del bonus ricerca, sviluppo, innovazione e design (RSID) a partire dal 2023, a fronte della complessità della misura, toglie appeal all’incentivo.
Tralasciando in questa sede di analizzare la minaccia esogena derivante da un quadro macroeconomico sfavorevole, appare chiaro che i ripetuti interventi di prassi volti a modificare tardivamente l’interpretazione del dato normativo riguardante il credito d’imposta R&S 2015-2019 hanno ingenerato disorientamento e un senso di grande sfiducia in tantissime imprese.
Anche la recente proroga dei termini per il riversamento spontaneo, introdotta dall’art. 5, commi 7-12, del dl 146/2021, non sembra in grado di risolvere positivamente la vicenda, in quanto molte imprese avevano pianificato determinati investimenti in R&S facendo affidamento sulla norma e sulla prassi dell’epoca, ma ora si trovano a dover restituire importi rilevanti in un momento estremamente difficile (soprattutto per le PMI), anche a causa di un quadro macroeconomico particolarmente negativo.
Certamente l’approccio generalmente adottato in fase di verifica non sta aiutando a risolvere positivamente la questione.
Spesso si leggono constatazioni prive di adeguati approfondimenti tecnici, basate su argomentazioni astratte e molto simili le une alle altre, tese sistematicamente a qualificare i crediti d’imposta fruiti come inesistenti, equiparando di fatto imprese che hanno agevolato le proprie attività di R&S facendo affidamento sulle indicazioni dell’epoca con soggetti che hanno adottato condotte fraudolente.
In aggiunta, l’appiattimento delle aliquote incentivanti al 10% nel 2023 per tutte le tipologie di attività agevolabili (R&S, innovazione green e 4.0, innovazione semplice e design), oltre ad essere poco comprensibile sul piano sistematico, riduce senz’altro la capacità di stimolare la spesa in R&S; inoltre, la complessità applicativa dello strumento ne riduce sensibilmente l’appeal tra le imprese.
Tra le semplificazioni maggiormente auspicabili citiamo senz’altro l’eliminazione dell’obbligo di nettizzazione della base di calcolo da altri contributi e sovvenzioni, anche allo scopo di allineare finalmente la misura alle modalità di calcolo già previste per il credito d’imposta per beni 4.0.
Interventi per tutelare il bonus RSID
In primo luogo, occorre ridare fiducia alle imprese rendendo affidabile l’incentivo.
Sarebbe auspicabile perseguire tale risultato attraverso due azioni ben coordinate tra loro.
Da un lato, si dovrebbe trovare una soluzione per le imprese che hanno utilizzato il credito d’imposta R&S nel periodo 2015-2019 facendo affidamento sulla norma e sulla prassi dell’epoca; dall’altro, occorre istituire l’albo di esperti per la certificazione del nuovo bonus RSID al fine di dare certezza alle imprese che intendono agevolare le attività di ricerca svolte a partire dal 2020.
Adottare un sistema di certificazione, controllo e vigilanza dei bonus ricerca simile a quello esistente in diversi altri paesi europei (ad esempio Francia e Spagna) è un intervento essenziale per sostenere gli investimenti privati in R&S sul quale siamo colpevolmente in grave ritardo.
In secondo luogo, andrebbe scongiurato il depotenziamento del bonus, almeno durante questa difficile congiuntura, mantenendo le attuali aliquote anche nel corso del 2023.
In ultimo, sarebbe opportuno procedere ad un sistematico intervento di coordinamento e semplificazione della misura, di fatto ancora ferma al decreto ministeriale del 26 maggio 2020.
Conclusioni
Il bonus RSID è una misura importante per stimolare gli investimenti in ricerca e innovazione nel nostro Paese, ma occorre dare rapidamente certezza alle imprese che utilizzano l’incentivo sulle attività svolte a partire dal 2020 gestendo lo strumento come avviene da tempo in altri paesi europei.
La soluzione di istituire un albo di esperti sottoposti a controlli e vigilanza va nella giusta direzione, tuttavia, serve un intervento volto a garantire un’adeguata tutela dell’affidamento riguardante i crediti d’imposta fruiti per attività di R&S svolte nel quinquennio 2015-2019.
Se non si risolve in modo equilibrato questa incresciosa vicenda difficilmente si potrà ricreare un clima di fiducia e collaborazione tra imprese e autorità amministrativa, con conseguente disaffezione verso l’incentivo e probabile penalizzazione degli investimenti in R&S nel medio termine.
L’affidabilità della misura è condizione necessaria, ma non sufficiente per far crescere gli investimenti in R&S, in questa fase occorre anche evitare il depotenziamento del bonus e semplificarne le modalità applicative.
Confidiamo in un provvido e tempestivo intervento del legislatore, eventualmente nella manovra finanziaria 2023, ormai alle porte.
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