Decreto Omnibus e CSRD: come cambia la rendicontazione ESG e cosa devono fare le aziende

13 Marzo 2025

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Servizio: Sostenibilità ESG

Negli ultimi anni, le aziende hanno dovuto affrontare un numero crescente di normative in materia di sostenibilità, in particolare con l’introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Questa direttiva europea ha ampliato significativamente l’obbligo di rendicontazione ESG, imponendo a un numero maggiore di imprese di monitorare, misurare e comunicare il proprio impatto ambientale, sociale e di governance.


Tuttavia, a febbraio 2025 la Commissione Europea ha presentato una proposta di modifica delle normative ESG, nota come Decreto Omnibus. L’obiettivo dichiarato è quello di semplificare gli obblighi di rendicontazione, riducendo il numero di imprese soggette alla CSRD e allentando alcuni requisiti. Tra le principali modifiche proposte ci sono:

  • Aumento della soglia dimensionale
    L’obbligo di rendicontazione si applicherebbe solo alle imprese con più di 1.000 dipendenti (invece di 250), riducendo drasticamente il numero di aziende coinvolte.
  • Proroga dei termini
    L’entrata in vigore per alcune categorie di aziende verrebbe posticipata di due anni, dal 2026 al 2028.
  • Esclusione delle PMI quotate
    Queste imprese non sarebbero più obbligate a rendicontare la sostenibilità.


Se approvato, il Decreto Omnibus alleggerirebbe il carico normativo per molte aziende, concedendo più tempo per adeguarsi. Tuttavia, il quadro normativo non è ancora definito: il Decreto Omnibus è solo una proposta e il suo iter di approvazione potrebbe richiedere tempo, senza alcuna certezza sul suo esito.


Perché fermarsi è rischioso?

Di fronte a questa situazione, le aziende si trovano di fronte a un dilemma strategico:


  1. Aspettare e vedere cosa succede, con il rischio di perdere tempo prezioso e trovarsi in difficoltà se il Decreto Omnibus non venisse approvato.
  2. Proseguire nel percorso di conformità alla CSRD, con il timore di aver investito risorse inutilmente se la normativa venisse effettivamente modificata.


Tuttavia, fermarsi in attesa di sviluppi normativi potrebbe essere una strategia molto rischiosa. Anche se il Decreto Omnibus venisse approvato, la CSRD è ancora in vigore e le aziende potrebbero comunque incorrere in sanzioni per non conformità.


Inoltre, la sostenibilità non è solo un obbligo normativo, ma una leva strategica che offre vantaggi concreti:

  • Banche e investitori continuano a premiare le imprese con un forte profilo ESG, facilitando l’accesso ai finanziamenti e migliorando le condizioni di credito.
  • I consumatori attribuiscono sempre più valore alla sostenibilità. Secondo un’indagine SAP e Qualtrics (2021), il 44% dei consumatori italiani è disposto a pagare prezzi più elevati per prodotti responsabili. Questo dimostra che la sostenibilità non è solo un costo, ma un fattore competitivo.


Come prepararsi tra CSRD e Decreto Omnibus?

In questo scenario incerto, le aziende non dovrebbero fermarsi completamente, ma piuttosto adottare un approccio strategico e flessibile. Alcune azioni chiave da intraprendere includono:


Analisi di materialità (DMA)
Identificare i temi ESG più rilevanti per la propria azienda.


Gap analysis
Valutare il livello di preparazione rispetto ai requisiti attuali e futuri.


Prepararsi a ogni scenario
Anche se il rinvio fosse confermato, il lavoro svolto non andrebbe perso, ma potrebbe essere utile per migliorare la strategia ESG e la competitività aziendale.



Perché la sostenibilità aziendale è un vantaggio competitivo oltre la CSRD?

Indipendentemente dall’esito del Decreto Omnibus, la direzione del mercato è chiara: gli investitori, le banche e i consumatori chiedono maggiore trasparenza e impegno sulla sostenibilità.

Scegliere di investire oggi nella sostenibilità significa ridurre il rischio normativo, migliorare l’accesso ai finanziamenti e costruire un vantaggio competitivo duraturo.

Aspettare può sembrare prudente, ma il rischio è rimanere indietro. La tua azienda sta facendo la scelta giusta?

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